Nel 2015 il mercato italiano e-commerce vale 16,6 B€ con un tasso di sviluppo del 16%, e una crescita di oltre 2.2 B€ (fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management Politecnico di Milano). La percentuale di vendite online rispetto al totale delle vendite è molto bassa in Italia (8,2%), peggio di noi solo il Portogallo.

Questo significa che i margini di guadagno nel settore del commercio elettronico sono enormi per tutte quelle imprese che vorrebbero realizzare un sito e-commerce e cominciare a vendere online.

Ma che cos’è un sito e-commerce?

Il termine ‘e-Commerce’ comprende le operazioni relative ad attività commerciali e transazioni effettuate per via elettronica quali commercializzazione di beni e servizi o distribuzione online di contenuti digitali. La vendita si realizza tramite piattaforma web, su cui il venditore carica il catalogo prodotti/servizi così che il compratore lo possa consultare online, scegliendo i prodotti da acquistare e inviando l’ordine.

Il Commercio Elettronico si può classificare in due categorie principali:
Business to business: B2B ,raccoglie le transazioni commerciali fra imprese.
Business to consumer: B2C, raccoglie le transazioni con il consumatore finale quindi da un lato è coinvolta l'azienda e dall'altro i consumatori finali.

Nella categoria B2B sono comprese le transazioni che vedono coinvolti come controparti due o più aziende. Un'azienda può effettuare ordini ai propri fornitori e pagare tramite Internet la merce ricevuta. Quest'evoluzione consente alle aziende riduzioni notevoli dei costi d'esercizio e di conseguenza un incremento significativo dei margini. .

Le problematiche più diffuse che incontrano le aziende che decidono di optare per l’e-commerce sono la quantità di normative e circolari sul tema e certi formalismi burocratici che rendono a volte alcuni passaggi più complicati di quanto non sembrino essere.

In questo articolo cercheremo di chiarire alcuni di questi aspetti che, in alcuni casi, possono scoraggiare l’apertura di una nuova attività di e-commerce.

Vendita online occasionale

l giovane che lavora come freelance e offre prestazioni occasionali via Internet può esercitare libera attività fino a 5.000 euro l’anno di ricavi, rilasciando ricevuta con l’indicazione di prestazione occasionale ai sensi dell’articolo 67 lettera i) del DPR 917 del 1986. La nota sarà soggetta a ritenuta d’acconto del 20% (redditi da inserire in dichiarazione dei redditi) e, nel caso di compensi superiori a 77,47 euro, a imposta di bollo. Oltre 5.000 euro è necessario aprire Partita IVA e iscriversi alla Gestione Separata INPS.

Nota bene: non tutte le attività di commercio elettronico rispettano il requisito della “occasionalità” e sempre più frequentemente la Guardia di Finanza esegue accertamenti sui venditori che si nascondono dietro finte prestazioni occasionali.
In sostanza l’esercente che offre i propri servizi professionali usando il web per trovare clienti o che effettua vendite occasionali su eBay può evitare di aprire Partita IVA fino ad un reddito non superiore a 5.000 euro annui; se però intende avviare un e-commerce, acquistare merci e rivenderle al consumatore deve aprirla in quanto l’occasionalità della prestazione viene a meno.

Obblighi da espletare

Per avviare un’attività vera e propria è dunque necessario costituire una società davanti al notaio, con spese che potrebbero superare il migliaio di euro tranne nel caso di costituzione di società a responsabilità limitata semplificata.
Seguono i classici adempimenti: iscrizione alla Camera di Commercio (tramite ComUnica) e presentazione della SCIA allo Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP) del Comune nel quale si intende avviare l’attività.

Occorre inoltre comunicare all’Agenzia delle Entrate l’indirizzo del sito Web, i dati identificativi dell’Internet Service Provider, l’indirizzo di posta elettronica, il numero di telefono e di fax. La vendita a operatori economici di altro Paese UE prevede anche l’iscrizione nella banca dati VIES (Vat Information Exchange System).

Costi amministrativi

Per quanto riguarda i costi amministrativi si va da poche decine di euro per il pagamento dei diritti di segreteria al Comune ove si presenta la SCIA, ad un centinaio di euro per l’apertura della Partita Iva e per il diritto annuale della Camera di Commercio.

Sito web

Per aprire un e-commerce deve stanziare un budget per la piattaforma che permette di svolgere l’attività. Tale spesa può anche ammontare a migliaia di euro e comprendere l’acquisto del servizio di hosting , dominio, mail certificata , ecc,  la prestazione di programmatori e web designer, prima e dopo l’avvio, l’acquisto di hardware, software e backup. TI rimando alla sezione e-commerce del nostro sito per trovare altre utili informazioni.

Dati obbligatori da mostrare sul tuo e-commerce

  • Nome, denominazione o ragione sociale;
  • domicilio e sede legale;
  • contatto telefonico ed e-mail;
  • numero di iscrizione al repertorio delle attività economiche, REA o registro imprese;
  • eventuale ordine professionale e numero di iscrizione presso cui il prestatore è iscritto;
  • titolo professionale e Stato membro in cui è stato rilasciato;
  • numero di Partita Iva;
  • indicazione chiara e inequivocabile di prezzi e tariffe applicate.

Fatture di vendita e IVA

Il cliente che accede al sito, dopo aver preso visione dei prodotti, esegue la procedura di acquisto compilando l’ordine ed eseguendo il pagamento. L’impresa invia la merce ed emette fattura, ma le vendite ai consumatori finali sono esonerate dall’obbligo di emissione salvo richiesta dal cliente, così come da scontrino e ricevuta fiscale. Il venditore dovrà però annotare i corrispettivi giornalieri delle vendite, IVA compresa, nel registro dei corrispettivi.
Del commercio elettronico si è occupata anche la Comunità Europea emanando specifiche direttive, tra cui la Direttiva 2003/31/CE recepita in Italia con Decreto Legislativo n. 70 del 9 aprile 2013 a cui si rimanda per ogni utile approfondimento.

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